Testo e Foto di Giorgio Pierobon

 

L’idea è quella di unire in un anello breve, ma impegnativo e a tratti molto tecnico, le due palestre di arrampicata della Val Rosandra.
Si parte dal parcheggio, a servizio della ciclopedonale Cottur, che si trova sulla strada provinciale 11, poco dopo il bivio per S.Giuseppe della Chiusa.

Il primo km, per scaldare le gambe, lo facciamo proprio sulla “Cottur”, quindi costeggiando il civico 143, imbocchiamo il Segnavia 49 a.
Dopo un primo tratto al riparo nel bosco, raggiungiamo una vecchia cava di ghiaia, il sentiero inizia a salire deciso in single track, si segue bene ma il fondo è ghiaioso, bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi anche perché con la vista che si ha sulla destra è facile distrarsi.

Raggiungiamo quindi le “Rose d’Inverno” la prima palestra d’arrampicata.
Una serie di itinerari attrezzati, molto frequentati, infatti non appena termino la salita (dopo uno splendido passaggio incastonato tra le rocce) incontro due ragazzi che indossano ancora casco e imbrago.

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Sono sul S1, ma lo percorro giusto il tempo di arrivare in prossimità della Vedetta di S.Lorenzo; una volta raggiunto l’omonimo abitato, subito dopo il pozzo, imbocco in discesa il S15.

Il divertimento dura poco, perché al crocevia di sentieri che si trova in mezzo al bosco, mantenendo sempre la sinistra, seguo i bolli bianchi e azzurri del “Vertikala” che, dopo un breve strappo mi porta in vista del M.te Stena.

Il panorama sulla Val Rosandra è unico, si vedono benissimo la chiesa di S.Maria in Siaris e il Cippo Comici, che raggiungeremo più tardi.

Conquistata la cima del M.te Stena, sempre seguendo i bolli del Vertikala, dopo una ripida discesa si arriva nel paese di Draga, con questo caldo è d’obbligo una sosta alla fontanella.

Invece di proseguire sulla ciclabile, imbocchiamo un sentierino che vi corre parallelo, passa sotto a un ponte e ci fa percorrere in parallelo il S17 (che abbiamo fatto poco prima, per raggiungere Draga), quindi ci riporta sulla discesa di prima.

Un breve tratto di “Cottur” con un capriolo che non si fa immortalare, quindi giù in picchiata a Botazzo seguendo l’S1.

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Siamo nel cuore della “Valle”, attraversiamo il torrente e sempre sull’S1 ci avviciniamo alla chiesa.
Invece di salire per il sentiero normale, non appena la vediamo, prendiamo decisi a sinistra per una traccia non proprio pulita, ma abbastanza semplice da seguire.

La pausa foto è d’obbligo (in verità serve per prender fiato, prima dell’arrampicata al “Cippo”)
Adesso è la volta del segnavia 13 e della modalità 4×4, bisogna aiutarsi con le mani in alcuni punti; nel primo tratto si riesce a correre a fatica, perché le pendenze sono importanti, ma appena si lascia la parte in ghiaia si arriva su roccia, qui bisogna essere dei veri e propri stambecchi.

La salita al Cippo è breve ma appagante, dall’alto si gode di una vista unica.

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Venire a correre in “Valle” e non passare di qua è impossibile.
Ma non è ancora finita, quindi saltiamo dal S13 al S25 in discesa, passando per la seconda palestra.
Qui è il regno dell’arrampicata libera, correndo capita di passare tra mucchi di corde, scarpette, polvere di magnesite e qualche climber che si riposa tra una risalita e l’altra.

Siamo quindi a fondo Valle, giriamo dietro al Rifugio Premuda e seguiamo una traccia che ci farà letteralmente arrampicare alla Vedetta di Moccò.
Si inizia su ghiaia, il sentiero è stretto e sale molto deciso.
Si termina su una parete di roccia, non è esposta, è solamente tanto dritta… anche qui si usano le mani.

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Un’ultima occhiata agli splendidi panorami della Val Rosandra e siamo sulla via del rientro; un breve tratto su asfalto, quindi si riconquista la “Cottur”

12 km molto intensi, da affrontare con la giusta attenzione, magari non a fine luglio.
Sicuramente meglio in primavera o in autunno, con il rosso del sommaco a far da padrone.

 

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